Il movimento di Rivolta poggia, ad un tempo, sul rifiuto categorico di un'intrusione giudicata intollerabile e sulla certezza confusa di un buon diritto, o più esattamente sull'impressione dell'uomo in Rivolta, di avere "il diritto di..."; Non esiste rivolta senza la sensazione d'avere in qualche modo ragione. Chi si Rivolta, dimostra in qualche modo, che c'è in lui qualche cosa per cui "vale la pena di...".In certo modo, oppone all'ordine che l'opprime una specie di diritto a non essere oppresso al di là di quanto egli possa ammettere. Insieme alla ripulsa rispetto all'intruso, esiste in ogni Rivolta un'adesione intera e istantanea dell'uomo a una certa parte di sé. Per quanto confusamente, dal moto di Rivolta nasce una presa di coscienza: LA PERCEZIONE AD UN TRATTO SFOLGORANTE, CHE C'E' NELL'UOMO QUALCHE COSA CON CUI L'UOMO PUo' IDENTIFICARSI, SIA PURE TEMPORANEAMENTE. La coscienza viene alla luce con la Rivolta. La Rivolta storica, metafisica, dell'uomo, frange l'essere e l'aiuta a traboccare. Essa libera dei flutti i quali, da stagnanti come erano, divengono furiosi. Alla radice della Rivolta sta un principio di attività sovrabbondante e di grande energia. La solidarietà degli uomini si fonda sul movimento di RIVOLTA. Il primo progresso di uno spirito intimamente estraniato sta dunque nel riconoscere che questo suo sentirsi "estraniato", lo condivide con tutti gli uomini, e che la realtà umana, nella sua totalità, soffre di questa distanza rispetto a se stessa e al mondo. Il male che un solo uomo provava, diventa peste collettiva.
Mi rivolto, dunque siamo.
In quella che è la nostra realtà quotidiana, la RIVOLTA svolge la stessa funzione del "COGITO".
Penso, dunque sono - Mi rivolto, dunque SIAMO.
Liberamente tratto da: "L'uomo in Rivolta" di Albert Camus
©revoltmedia